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La Divina Commedia? Ha il suo parco: a Campobello di Licata (Sicilia)!

IL PARCO DELLA DIVINA COMMEDIA A CAMPOBELLO DI LICATA

Uno dei più singolari utilizzi del Travertino di Alcamo risale al 1992, quando a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, prende vita la “Valle delle pietre dipinte”.
In una cava dismessa vengono infatti collocati 110 blocchi che misurano 150 x 250 x 120 centimetri e pesano circa 70 quintali ciascuno. Alcune facce sono levigate, mentre altre si presentano ancora grezze.


Qui, su queste particolari “tele lapidee” nasce una moderna illustrazione della “Divina Commedia”, che si conclude nel 1999.
L’itinerario si sviluppa lungo una strada che cambia di condizione mentre si cammina. Prima è una distesa di lava nera sbriciolata, poi diviene ciottolato e infine manto erboso, con all’orizzonte la campagna siciliana e macchie di fichi d’India.
In basso s’incontra la porta dell’Inferno e su uno sfondo nero il celebre verso “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”.
Seguono alcune tra le figure più rappresentative che il padre della lingua italiana incontra durante il fantasioso viaggio nell’aldilà: Caronte “con gli occhi di bragia”Paolo e Francesca, il conte Ugolino e così via, fino all’ultima grande pietra con la chiusa “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Tutto il lavoro è connotato da un forte realismo espressionistico.


A volte le grandi effigi sembrano quasi aggredire l’osservatore con le loro fattezze: volti rabbiosi o sconvolti dal dolore, ferite che sanguinano, sadici demoni ed orridi mostri.
Assai originale è la Vergine Madre del canto XXXIII del Paradiso, dove l’idea di Dio viene espressa con un sole che è nello stesso tempo sfondo della valle.
Non mancano gli anacronismi, come ad esempio la luna vista dallo Shuttle o Dante dotato di orologio, dal momento che ha la fama d’essere un maniaco degli orari. Per non parlare di personaggi come Pasolini o Che Guevara, vissuti un po’ dopo il Trecento e quindi difficilmente riconducibili entro la narrazione dantesca.
C’è persino un pizzico di popart, in quanto Plutone compare nelle vesti dell’omonimo cane di Walt Disney.
L’autore dell’improba fatica è Silvio Benedetto, argentino di nascita ma italiano d’adozione.
Per rendere duratura la sua opera ricorre a colori acrilici bicomponenti pigmentati e trasparenti. Sfrutta tutti i lati del “poliedro litico” lasciando volutamente alcune zone del supporto al naturale in modo che entrino in dialogo con il soggetto rappresentato e con le policromie geometriche.
Un articolo di Lorenzo Iseppi – L’Informatore del Marmista n. 588)

Tratto dal blog: culturadelmarmo.it

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